Ho sempre amato il basket, fin dall’età di 4 anni quando entrai in palestra.
Conoscendo e praticando sempre di più questo sport, avevo solamente una certezza, che un giorno avrei giocato nell’NBA (invece ho avuto una modesta carriera in Italia, dettagli).
Perciò quando vidi per la prima volta questo anime che andava in onda sulla gloriosa Mtv, me ne innamorai sin da subito. Ogni sera era un appuntamento fisso con il mio amico d’infanzia nella sua stanzetta e per venti minuti guardavamo quel cartone con aria sognante, senza mai staccare gli occhi dal televisore.
L’anime a cui mi riferisco è: Slam Dunk.
Come ogni cartone giapponese che si rispetti, anche nel basket i protagonisti sono dei fenomeni, invece mi sembra di non conoscere un solo giocatore Jappo degno di nota.
Quindi non solo in Holly e Benji, tutti i calciatori erano fortissimi, anche in questo sport qualsiasi giocatore, pure quello che sta in panchina 40 minuti senza mai giocare, sa il fatto suo.
La storia dell’anime segue le vicende di Hanamichi Sakuragi un giovane teppista conosciuto per essere un ragazzo che litiga facilmente, sopratutto nel contesto scolastico.
È particolarmente sfortunato con le ragazze e dopo essere stato scaricato da una ragazza che era innamorata di un giocatore di basket, Hanamichi inizia ad odiare questo sport e non ne vuol sentire parlare per nessuna ragione.
Ma quando incontra Haruko Akagi, appassionata di pallacanestro; la ragazza lo incoraggia ad entrare nel club di basket della scuola, impressionata dalla sua altezza e dalla sua prestanza fisica.
Lui se ne innamora perdutamente e accetta solo per poterla conquistare.
Lo Shohoku è in quel momento una squadra mediocre: l’unico elemento di spicco è il fratello di Haruko e capitano della squadra, Takenori Akagi (subito ribattezzato “Gorilla” dallo stesso Hanamichi per il suo mastodontico aspetto fisico).
Oltre Hanamici arriva un altro giocatore dalle scuole medie, Kaede Rukawa, considerato un fuoriclasse in terra Nipponica. Haruko ha nei suoi confronti una forte infatuazione fin dalle scuole medie e Hanamici una volta capita la situazione, svilupperà nei confronti di Rukawa un fortissimo dualismo.
Questo ovviamente è solo l’inizio.
Il cartone ha dei toni molto soft, ma sa anche trattare argomenti delicati come quello del bullismo nelle scuole.
In particolari momenti viene adottato lo stile Super-Deformed, che da vita ad esilaranti situazioni.
Perché per molti, Hanamichi Sakuragi é un mito?
Potrebbero esserci diverse risposte, per la sua simpatia, perché alla fine é un buono, ma quella che credo sia la più valida nel contesto sportivo, é quella di non arrendersi mai, neanche di fronte alla sconfitta, esce sempre a testa alta.
In più lo conosciamo che è davvero scarso a giocare, eccezion fatta per le sue doti atletiche, e finirà con il divenire un buon giocatore.
Ma anche qui é bello. Non diventa un campione alla Holly o Mark Lenders, che vincono i mondiali o vengono chiamati nelle squadre più forti del mondo.
Hanamichi fa vincere le partite mostrando tutti i suoi limiti.
Dimostra che con l’impegno e lo spirito di sacrificio, lavorando tutti i giorni in palestra e allontanando le cattive compagnie si può diventare grandi.
Oltre che del singolo personaggio ci si innamora dell’intera squadra, una banda di pazzi che fino al giorno prima, faceva una rissa al giorno.
Ma rimboccandosi le maniche, hanno la loro redenzione.
In patria dopo questo cartone, il basket non é stato più visto con gli stessi occhi.
Si tratta di uno dei fumetti giapponesi più celebri in patria e nel mondo e ha contribuito in maniera molto marcata alla diffusione e allo sviluppo del basket nella Terra del Sol Levante: molti ragazzi hanno infatti iniziato a praticare questo sport dopo aver letto il manga.
Una cosa che ho amato dell’anime é stato il doppiaggio italiano.
Davvero fantastico, anche perché di solito per poter esser visto da un pubblico giovane, vengono spesso riadattati i dialoghi e censurate scene. In questo invece sono state aggiunte espressioni più volgari come «mezza-sega», «tritapalle», «zoccolette» con l’aggiunta di frasi con voci effeminate e con dialetti come quello napoletano e romano.
Memorabile la scena della iettatura.
O quella dove Hanamichi é ubriaco.
Insomma ho amato Hanamichi Sakuragi in tutte le sue versioni, non era un giocatore che faceva tanti canestri, non era il più forte, difendeva, prendeva i rimbalzi e giocava per i compagni, quello che dovrebbero fare i giocatori all’interno di una squadra, perché non sempre si vince con i campioni, ogni tanto bisogna avere dei giocatori che facciano cose che gli altri non fanno.
Io non volevo diventare Michael Jordan, io volevo essere Hanamichi Sakuragi.